College Basketball Tour 2015



L'arcinoto  stereotipo secondo il quale l'Italia è per gli americani sinonimo di “pizza, pasta e mandolino”
è ormai acqua passata. Almeno nel mondo del basket NCAA. Certo, i giovani atleti quando vengono nel nostro Paese mangiano quintali di pizza e pasta, ma da quattro anni a questa parte l'Italia è diventata la meta ideale per prepararsi al meglio alla nuova stagione. Tante sono infatti le squadre di college
statunitensi che percorrono in lungo e in largo lo Stivale per sostenere vari scrimmage test prima di
iniziare la vera e propria pre-season. Se questa nuova concezione ha preso sempre più piede negli
USA è stato soprattutto grazie al College Basketball Tour (CBT) un evento che quest'anno è riuscito a
portare in Italia ben 23 college americani di Division I e II (maschili e femminili) per tutto il mese di
agosto.

 E che l'idea piaccia agli americani è evidente:  “L'anno scorso abbiamo perso tre giocatori
fondamenti e abbiamo cambiato gran parte della squadra; un evento come il College Basketball Tour è
cruciale per permettere ai ragazzi di creare un gruppo coeso, affiatato e in sincronia che possa
affrontare al meglio la prossima stagione” ha confermato coach Dawkins degli Stanford Cardinal.

Non c'è quindi da stupirsi se quest'anno tra i 23 College americani partecipanti spiccassero nomi del
calibro di Michigan - finalista NCAA 2015 con coach Izzo dato come prossimo allenatore della
nazionale USA dopo Rio 2016; Marquette, il college da cui sono usciti Dwyane Wade e Travis Diener;
USC, squadra che ha visto crescere il nostro Daniel Hackett, Stanford, l’università vincitrice del
prestigioso NIT che ha mancato la NCAA per un soffio, e Oregon State , laureatesi campionesse della
PAC 12 nella scorsa stagione sotto la guida di coach Rueck, nominato coach dell'anno.

Giunto alla sua quarta edizione, in CBT non smette di siglare record su record, regalando tante
soddisfazioni ai suoi organizzatori. “Il bilancio di quest'anno, oserei dire che è stato stupefacente, o
almeno... io sono decisamente sorpreso” ha confessato Ales Masetto. Una reazione comprensibile
davanti ai numeri ottenuti lo scorso agosto: “23 College americani, oltre 40 partite organizzate
direttamente ed altre 20 comunicate, otto regioni italiane 12 città, quattro gare trasmesse in diretta su
FoxSport negli USA, otto gare trasmesse da SportItalia, otto gare in diretta streaming. per oltre 40.000
visualizzazioni. oltre 10.000 fan sui social per 750.000 utenti unici raggiunti nel mese di Agosto, oltre
5.000.000 di visualizzazioni nel corso del 2015 nei canali social. oltre 10.000 spettatori nei palazzetti.
Quattro squadre nazionali, due squadre di A1 maschile, tre di A” maschile, diverse squadre di A
femminile e tante tante squadre All Star in tutta Italia”.

Ma non si tratta solo di numeri. Intorno al CBT si è ormai creato un entusiasmo collettivo che ha
contagiato un po' tutti, dal pubblico agli addetti ai lavori, dai social media alle televisioni. “Il momento
che ricorderò come un flash impresso nella mia mente” ha raccontato Andrea Sciarrini, organizzatore
della tappa marchigiana “è l'alley-oop Christon-McKissic in VL-Stanford davanti a 1100 spettatori in
delirio che più non ce ne stavano al PalaDionigi di Montecchio (PU)... lì mi son reso proprio conto di
quanto fossimo stati in grado di creare, di crescere e di coinvolgere persone, pubblico,partner, sponsor,
tv, giornali... Proprio una bella soddisfazione!”.

Il segreto è soprattutto nella qualità di questo evento che è riuscito a conquistare la fiducia dei college
americani che investono sempre di più in questa “trasferta italiana” in preparazione della prossima
stagione, tanto da far esclamare Coach Izzo di Michigan State “This trip was as good as anything
I’ve done in my 20 years”. “250 volontari (dai ragazzini che pulivano il campo agli atleti e tecnici
impegnati sotto le plance) in tutta Italia che hanno permesso col loro preziosissimo lavoro di tenere alta
la bandiera italiana del basket nei confronti del “professori” del basket” - ha spiegato Ales - “i blogger
che hanno popolato il sito internet e i canali social di una quantità di bellissimi articoli, video e foto
prima durante e dopo le gare”.  Gli fa coro Andrea: “Il grande sforzo di avere collaboratori di qualità fa
tutta la differenza del mondo! Ma sai qual è la cosa più bella? E' il senso di appartenenza al progetto in
se' che è favoloso, l'entusiasmo che si crea e quell'attesa, quella curiosità “frizzantina” che si ha prima
di vedere le squadre in campo...decisamente da spettacolo americano! Questo siamo!”.

Un lavoro e un entusiasmo che hanno saputo coinvolgere sempre di più gli addetti ai lavori e
soprattutto anche le squadre italiane. La partecipazione delle squadre di serie A ha segnato infatti una
vera e propria svolta nell'evento. Così che, se lo scorso anno, solo i Mantova Sting avevano risposto
presente all'appello, quest'anno oltre alla nazionale Italiana che se l'è vista con Michingan, si sono
aggiunte anche la Consultinvest Pesaro (impegnata contro Stanford),  la Virtus Bologna, la Fileni
Jesi, la Tezenis Verona e in campo femminile la Umana Reyer di Venezia-Mestre e la ASD FE.BA
di Civitanova. “Considerando che il calendario delle gare si concilia malissimo con l’inizio della
stagione dei nostri Club” - ha spiegato Ales “cosa che porta a confrontarsi con una quantità infinita di
“no non possiamo” da parte di club, tecnici, giocatori ecc… , è giusto dire GRAZIE a chi ci ha creduto, a chi e’ stato in campo in un momento davvero difficile a inizio preparazione, ma consci del fatto che il
confronto con la patria del Basket sia un occasione davvero unica, per gli spettatori in primis, ma
secondo noi anche per i giocatori, i tecnici e persino per noi organizzatori, dato che la professionalità
degli americani e’ sempre impressionante”.

E a proposito di giocatori e giocatrici, il CBT è stato galeotto per alcuni incontri importanti: Milovan
Daskovic, della scuderia di Capicchioni, è stato appena scritturato dall'Arkadia Lions di Traiskirchen
(serie A austriaca) dopo aver passato alcune settimane anche con la Enel Brindisi;  Katerina
Pazzaglia, che ha vestito le maglie di vari all star, ha ricevuto ben due proposte per il prossimo anno
(Longwood University e Boston College, squadra nella quale milita l'azzurra Martina Mosetti,
quest'anno anche nella rappresentativa nazionale U20); i coach americani poi non potevano staccare
gli occhi di dosso dalla nostra Jasmine Keys; e se per in campo maschile i talenti nostrani hanno meno
possibilità di inserirsi nelle franchigie americane, gli americani hanno invece la possibilità di farsi vedere
dalla squadre italiane ed europee di serie A sempre alla ricerca di nuovi talenti.



Ma non solo squadre di serie A. Quest'anno il CBT ha aperto le porte anche ad una nazionale
femminile: quella del Camerun allenata da Stefano Bizzozi, allenatore storico di Desio, Pesaro e
Bologna che nel 2009 è approdato sulla panchina delle “Leonesse” africane e che ha reso possibile
questa storica partecipazione. “Lo sport è un mezzo di riscatto molto importante nei paesi africani” - mi
spiega - “in Camerun lo sport è molto legato alle scuole e alle università e qualche club, come il nostro,
è privato. C'è un campionato sia femminile che maschile; naturalmente, a causa della conformazione
del Paese, si tratta di campionati molto meno strutturati, ma intorno si è creato un movimento di giovani
pieni di passione e voglia di fare bene: è stupefacente vedere che nonostante le mille difficoltà si sia
riusciti a creare tutto ciò e che gli atleti camerunesi siano ricercati anche all'estero per le loro doti fisiche
e atletiche straordinarie”. Con questa collaborazione si è così messa una pietra miliare per un percorso
che potrebbe aprire nuovi scenari per il CBT.

Per quel che riguarda le sfide, le squadre americane hanno un po' dominato in lungo e in largo contro le
selezioni All Star e hanno dato filo da torcere, non solo alle franchigie di serie A, ma anche alla
nazionale italiana. Ales ricorda come finalmente accomodato in tribuna a Trieste, in mezzo al nutrito
gruppo di Fan di Michigan State, si sia goduto la gara in cui “i ragazzini terribili di Coach Izzo hanno
fatto sudare non poco la nostra Nazionale, (sotto di cinque punti a quattro minuti dalla fine) forse una
delle Nazionali migliori di sempre come si è visto poi all’Europeo. In quel momento ho avuto la prova
che quando riusciamo a contenere il passivo in 20/30 punti con le nostre selezioni All-Star di fatto
stiamo facendo un'impresa!”. Si può quindi immaginare la soddisfazione vissuta a Pesaro quando la VL
Consultinvest ha strappato la vittoria a fil di sirena imponendosi su Stanford per 84 a 81 o quando Gallo
& Company hanno messo a segno l'allungo che li ha portati a superare gli Spartans per 90 a 69 .



Per concludere, il CBT è diventato un' occasione per tutto il movimento cestistico italiano per
confrontarsi con il meglio  del College Basketball americano - che fortunatamente viene a visitare il
nostro splendido paese tutti gli anni! “Quest’anno abbiamo dimostrato ancora una volta che il pubblico,
se ben informato e con la giusta tempistica, non manca nei palazzetti nemmeno a ferragosto” - ha
voluto sottolineare Ales - “dopo l'interesse della FOX, è chiaro che il CBT può essere un ottimo prodotto televisivo addirittura da trasmettere in diretta negli Stati Uniti, (con ovvia soddisfazione degli sponsor più internazionali del campionato). Certo, per le squadre del nostro massimo campionato questi test possono essere probanti ad inizio stagione, ma piacciono tantissimo ai loro fan e sono un'occasione di visibilità unica per il Club, gli sponsor e per il Basket in generale! Ignorare tutto questo sarebbe quindi davvero miope da parte di tutto l'intero movimento”.

L'articolo originale è pubblicato su NCAA Time di Ottobre 2015

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