Renata Colombo: i mestieri del volley

Quando nel 2000 i medici mi hanno detto che non avrei più potuto giocare dopo l'operazione alla cervicale , nella mia testa avevo un solo pensiero: rientrare al più presto e far vedere a tutti che si sbagliavano. E così è stato: nel 2001 ho ripreso l'attività agonistica con il nel São José Esporte Clube e poi nel 2005 sono stata convocata per la prima volta dalla nazionale brasiliana con la quale ho vinto il campionato mondiale, il Gran Champion CUp e per due volte il World Gran Prix. Quella squadra era davvero tra le più forti! A coronare il tutto, poi nel 2007, sono stata premiata anche come la miglior attaccante della Coppa Brasiliana. In realtà quando ero più piccola la mia passione era la pallacanestro. Sono arrivata alla pallavolo un po' per caso quando avevo dodici anni: avevo visto giocare delle persone e mi era piaciuta l'idea di dover giocare ogni pallone some se fosse l'ultimo, l'idea di doverlo recuperare e poi rigiocarlo. Mi innamorai di questo sport e da lì non ho più smesso: per questo non potevo accettare di dover smettere di giocare. I miei primi passi li ho mossi nella squadra del mio paese Birigui, ma poi sono arrivate le convocazioni in club sempre più importati come l'Osaco o il Rio de Jainero con il quale ho vinto tre campionati. Sin dal mio esordio, ho indossato la maglia numero 17. Anche qui è stato un caso..niente a che fare con le superstizioni. Era semplicemente l'unico numero rimasto e quindi l'ho dovuto prendere… ma da quella prima partita non l'ho più lasciato. Nella vita come in campo, molti mi descrivono come una “guerriera”. Ed è vero. L'aver affrontato il tumore ed averlo sconfitto mi ha reso più forte e mi ha anche aiutato a maturare quella tenacia che dimostro sul terreno da gioco durante ogni partita. Quando scendo in campo io lo faccio per vincere: non ho paura di combattere e quindi, in ogni schiacciata, ci metto tantissima grinta. Schiacciare, soprattutto forte, è la parte che preferisco del mio ruolo. Io in realtà sono nata come centrale, anche se poi in Giappone ho giocato persino come posto 4. Ma è l'opposto il ruolo che più mi piace perché è completo e ti permette di fare un po' di tutto: attacco, muro, difesa... Inoltre mi permette di esprimere al meglio la mia potenza nell'attacco: il compito principale di un opposto è infatti quello di mettere i palloni a terra, sfruttando anche dei colpi violenti. Tra tutti i colpi che preferisco, la parallela è sicuramente il mio punto di forza. Ho dovuto lavorare sodo per riuscire a migliorarmi in questo ruolo e non solo in attacco: come ho detto, l'opposto deve essere forte anche a muro e in difesa. Devo dire che l'esperienza fatta con la nazionale, oltre ad essere stato il coronamento di un sogno, mi ha permesso di crescere moltissimo dal punto di vista tattico e a valutare meglio le soluzioni di gioco: non sempre, infatti, una palla forte è la soluzione ideale. Con gli anni ho imparato a giocare anche con “intelligenza” sfruttando le mani out del muro, i pallonetti e i palloni piazzati. Se in campo però posso sembrare “aggressiva”, fuori sono una persona solare, alla quale piace scherzare e ridere. Quando non sono impegnata con le partite o con gli allenamenti, mi piace uscire con le mie compagne di squadra e soprattutto andare al cinema. Del resto sono brasiliana, e lo spirito Carioca me lo porto ancora dentro, non solo nella vita quotidiana ma anche nella pallavolo. Per esempio, prima di scendere in campo mi carico ascoltando musica brasiliana o comunque allegra e piena di ritmo! Certo, durante una partita sono concentrata, ma allo stesso tempo cerco di divertirmi e di coinvolgere le mie compagne. Come in Brasile, anche qui in Italia il livello della pallavolo è altissimo e per quel che riguarda i ritmi di allenamento e lo spirito che si respira in palestra non ci sono molte differenze: almeno qui ad Urbino. La realtà della Chateau D'Ax è infatti l'unica che conosco al momento, e qui come a Rio lavoriamo davvero sodo in palestra e guardiamo molti video per prepararci alle partite. L'unica differenza è la neve: in Brasile non l'avevo mai vista mentre qui ha nevicato davvero tanto in questi ultimi mesi! Anche se in Giappone avevo già fatto questa esperienza, guidare per le strade di Urbino con la neve non è stato molto piacevole! A parte gli scherzi, la differenza maggiore sta nella presenza delle straniere nelle varie squadre. Qui in Italia ce ne sono almeno tre per squadra, mentre in Brasile ce n'era una al massimo. Penso comunque che sia una cosa positiva. Le due scorse stagioni ho giocato in Giappone ed è stata un'esperienza di crescita umana davvero bella per me perché sono entrata in contatto con una cultura decisamente diversa dalla mia. Inoltre, ho avuto anche dei buoni risultati in campo: nel 2009 sono infatti risultata la miglior realizzatrice del campionato nipponico con 668 punti. Quando poi, alla fine della stagione, il mio procuratore mi ha detto che avevo avuto una proposta da Urbino ho accettato di buon grado questa nuova esperienza. In verità, non conoscevo bene la società o la città: grazie a qualche ricerca su internet ho scoperto che era una squadra giovane, con grandi pretese e che era in grande crescita. In poche parole, era una società con tante ambizioni e io, amando le sfide, non mi sono lasciata sfuggire questa possibilità. Non so davvero come possa finire questa stagione, dato che con la classifica corta e il sistema di punteggio del campionato, tutti possono ancora sperare di arrivare prime o di giocarsi tutte le partite. Qualsiasi sia poi il risultato finale, io ho ben chiaro quali sono i miei obiettivi personali per questa stagione: dare il massimo in tutte le partite e di essere sempre importante per la mia squadra, non solo a livello tattico ma anche umano. Urbino è una squadra giovane e molto compatta e penso che il mio spirito allegro e allo stesso tempo combattivo possa aiutare le mie compagne. Per quel che riguarda il futuro, invece non so bene...per il momento penso solo a giocare per la mia società e ad ottenere il massimo in una stagione che mi sta regalando tante soddisfazioni!

Renatinha #17

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2011 di Pallavoliamo www.pallavoliamo.it

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