Lettera a Lucia e Caterina Bosetti


Care Luci e Cate,
il campionato è appena iniziato ed entrambe, per il secondo anno consecutivo, indosserete le maglie di Bergamo e di Villa Cortese. Avete tutte e due bruciato le tappe: tu Lucia a 18 anni nella Unicom Starker di Sassuolo e tu, Cate, a soli 16 anni nelle fila di Villa Cortese. Ricordo ancora quando sono arrivate quelle offerte: io e vostro padre abbiamo cercato di darvi i migliori consigli possibili per la vostra crescita. D'altronde, conosciamo bene l’ambiente della pallavolo e quindi in ogni momento abbiamo cercato di aiutarvi a fare delle scelte giuste. La preoccupazione più grande era quella di bruciare le tappe: passare da una B1 alle serie A non è così semplice, anche perché si rischia di non trovare il giusto spazio.

Tu Luci, sin da piccola eri molto tecnica, e quindi il tuo passaggio ad un club importante è stato quasi naturale. Ricordo che avevi avuto tante proposte anche prima, ma ho cercato di farti capire che non era ancora tempo per prendere e andare. Facevi già parte del gruppo delle nazionali juniores e pre-juniores, ma sentivo che non era ancora il momento e che dovevi ancora apprendere determinate cose. Ti ho quindi detto di aspettare e che quando sarebbe stato il tuo momento io e tuo padre saremo stati i primi a dirti di andare. E così è stato. A Sassuolo hai avuto poi la possibilità di ritagliarti uno spazio importante in campo e di acquistare fiducia nei tuoi mezzi: quel biennio è stato un ottimo trampolino di lancio per il tuo futuro e per approdare poi a Bergamo.

Tu, invece Cate, hai anticipato molto il tuo arrivo in A, ma sin da quando eri nella squadra dell’Orago ti vedevo pronta per fare questo passo importante. Anche se in realtà, sembra che tu sia forte in tutti gli sport. Sai che nella piscina nella quale nuotavi detieni ancora qualche record? Eh sì, anche se nel momento in cui ti ho chiesto quale strada volevi prendere, hai poi scelto la pallavolo, non te la cavavi male nemmeno nel nuoto. Anche tu Lucia hai dovuto fare una scelta, e anche tu tra il nuoto e la pallavolo. Se fosse stato per voi, avreste continuato a fare entrambi, ma sfortunatamente, per me non era possibile essendo impegnata anche con gli allenamenti della mia squadra. Ma in fondo, avendo due genitori allenatori, la pallavolo è stata sempre parte della vostra vita, e quindi quella scelta è stata forse la più naturale.

Quando eravate ancora piccolissime, vi portavo in palestra direttamente con il seggiolino e seguivate quello che facevo. A te Luci, i palloni piacevano così tanto che quando hai iniziato a gattonare non facevi altro che inseguirli e cercare di prenderli. Tutte e due, poi, avete iniziato con il minivolley anche molto prima di avere l’età giusta per farla e avete avuto la possibilità di fare qualche allenamento insieme. Il risultato? Diciamo che tu, Lucia, non eri molto contenta di allenarti in coppia con tua sorella. La tua frase tipica era “non mettermi con Caterina che dopo due minuti mi fa già girare le scatole”. Questo perché avete due caratteri molto diversi: una molto pacata e riflessiva, l’altra più impulsiva e pazzerella. Eh sì Cate, sei un po’ il “cavallo pazzo” della nostra famiglia, e ogni tanto litighi con i tuoi fratelli. Ti ricordi quando hai preso a pugni Andrea rompendoti un dito? Non sapevo come spiegarlo all’infermiera dell’ospedale! Ma alla fine ti fai voler bene da tutti! Mi fa molto piacere il fatto che tu abbia un buon rapporto con Tai Aguero per esempio, perché, vista la differenza d’età, vuol dire che sei una ragazza che ascolta i consigli e che sa rispettare le sue compagne.

Tu Luci, invece, riesci ad andare sempre d’accordo con tutti. Sin da piccola io ti chiedevo di prenderti cura della tua sorellina e hai sempre dimostrato una grande maturità in questo. Ancora oggi lo fai, e non penso che sia un caso se sei diventata l’“idolo” di tua sorella. Cerca solo di non rimuginare troppo su un errore che hai commesso, ma cerca sempre di guardare avanti! Penso per esempio a quello che è successo nella finale di Coppa Italia contro Villa Cortese. Tu sei entrata e hai cambiato le sorti della partita permettendo alla tua squadra di rimontare dal 2 a 0. Capisco le tue lacrime alla fine del match, ma non avevi nulla su cui recriminare. Quella partita vi ha messo l’una contro l’altro in campo per la prima volta. I media avevano pubblicizzato molto quello “scontro tra le due sorelle”, ma per me non era quello scontro la cosa importante. Il momento che io aspettavo con trepidazione era quello del saluto, quando avreste sorriso nel darvi la mano e i vostri occhi si sarebbero incontrati.

Molta gente mi chiedeva per chi avrei fatto il tifo! La mia risposta è stata: “sicuramente tornerò a casa con una vittoria”. Sono molto imparziale e naturalmente non faccio il tifo per l’una o l’atra squadra. Diciamo che non sono una tifosa in senso stretto. Cerco di seguirvi in tutte le partite, o dal vivo o in televisione, e dato che sono un’allenatrice, ogni tanto tendo ad essere un po’ critica: quando vedo qualcosa che non va ve la dico perché voglio che migliorate. Certo Cate, tu devi avere ancora pazienza: in una squadra come Villa Cortese e con tante giocatrici forti non è facile ritagliarsi subito un posto. Lo stesso è successo a tua sorella il primo anno a Bergamo, e in quell’occasione io le dissi: “non ti preoccupare, questo non deve essere un punto d’arrivo, ma un momento di crescita”. E questo lo ripeto anche a te.

Di consigli ve ne do sempre tanti, anche prima di ogni partita. A te Luci dico sempre “fai bene, rifletti sempre, non fare le cose senza pensare”, consigli che ti do con l’esperienza che ho avuto. A te Cate, invece ripeto sempre “stai sempre pronta e cerca di fare sempre bene”. E non solo nella pallavolo ma anche nella vita. 16 anni non sono un’età semplice e tu devi essere brava anche a gestire pallavolo e scuola. Lo so che ci sono dei sacrifici da fare, ma ricorda sempre che alla fine ci saranno anche tante soddisfazioni. Eh sì, la scuola e lo studio! Ve la cavate bene entrambe.

Mi ricordo che tu Luci sei riuscita a preparare l’esame di maturità in appena una settimana. Quell’anno avevi il collegiale con la nazionale e quindi avevi perso un mese intero di scuola. Quando si sono avvicinati gli esami, Barbolini ti ha dato una settimana e tu hai avuto solo sette giorni per prepararti. Ma ce l’hai fatta! Sono stata contenta di quello che sei riuscita a fare. L’unico mio rammarico è stato il fatto che tu non abbia continuato con gli studi universitari, e spero che un giorno tu possa cambiare idea! Che dire infine? Spero che il vostro rapporto continui ad essere così buono e unico: quando un giorno noi genitori non ci saremo più, potrete contare l'una sull' altra nel momento del bisogno.

Quindi, nonostante i bisticci che ci possono essere tra di voi e le diverse maglie che indosserete nella vostra carriera, mi auguro che rimarrete unite!

Con tanto affetto,
la vostra mamma.


Articolo originale pubblicato nel numero di dicembre 2010 di Pallavoliamo. Foto di testata by Pallavoliamo

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