Elke Wijnhoven

Per le avversarie è un incubo in difesa: quando il punto sembra ormai fatto, ecco che dalle retrovie spunta lei, l’Olandesina Volante, che con un balzo felino riesce a raggiungere anche le palle più impossibili. Il tutto con una grinta e una determinazione degna di una tigre. Eppure, a guardare quegli occhioni azzurri e il sorriso con cui risponde alle nostre domande, non si direbbe che Elke sia così terribile. E invece… “sono una persona assai diversa fuori e dentro il campo. In partita a volte sono anche un po’ cattiva: urlo e faccio cose che fuori dal campo non penserei neppure di fare. Nella mia vita di tutti i giorni sono più tranquilla: mi piace molto scherzare e sono più socievole”. Nonostante la “cattiveria”, Elke Wijnhoven, libero della Scavolini Volley da ormai tre anni, è un punto importante di riferimento per le proprie compagne non solo in difesa ma anche a livello psicologico.

Emblematico a proposito è il suo rapporto con Carolina Costagrande: “avevamo già giocato nella stessa società a Forlì e già a quei tempi ci trovavamo bene insieme. Lei mi aiuta tanto in campo perché è una grande giocatrice, se non la più forte al mondo. Mi dà tanta tranquillità e, quando ne ho bisogno, mi dà pure una scossa. Allo stesso tempo, comunque, anche io riesco ad aiutare lei: quando per esempio si trova in difficoltà, a volte tra di noi basta anche solo uno sguardo perché sappiamo già cosa serve all’altra”. L’intesa tra il numero 5 bianco-rosso e la schiacciatrice argentina dà vita anche ad un simpatico siparietto prima di ogni match, e a volte anche prima di un set importante: Elke salta letteralmente al collo di Carolina per un abbraccio, che più che scaramantico, è indice di una profondo affetto tra le due atlete: “con Caro ho un rapporto speciale. Non è che ci frequentiamo molto al di fuori del palazzetto, o che ci vediamo fuori dalla pallavolo, però dentro il campo e in allenamento tra di noi abbiamo qualcosa di speciale”.

A scacciare ogni traccia della “tigre” è però il ricordo del suo matrimonio con Richard Schuil, campione di beach volley e vecchia conoscenza del campionato italiano. I due si sono sposati la scorsa estate ad Amsterdam, e a guardare dal viso luminoso di Elke nel parlare della cerimonia, si direbbe che sia stato il giorno più importante della vita della giocatrice olandese. “Il giorno del mio matrimonio è stato veramente bello perché sono venute delle mie compagne di squadra – almeno, quelle che potevano e che non erano impegnate con le rispettive nazionali: Cristiane Fürst, Francy Ferretti, Kasia e anche Lucia Lunghi con tutta la sua famiglia: lei è una mia grande amica e sono molto unita anche con i suoi genitori. C’erano altre giocatrici con le quali avevo giocato anche negli anni passati a Forlì, e tanti amici di mio marito Richard che ha giocato per tanti anni qui in Italia. C’era un bel gruppo d’italiani! È stato bello perchè abbiamo noleggiato una barca e dopo il “si” abbiamo continuato la festa lungo i canali di Amsterdam. Non abbiamo neppure avuto il tempo di tornare a casa, ma siamo andati direttamente in aeroporto dove abbiamo dormito per poter poi partire per il viaggio di nozze alle Maurtius”. Il matrimonio ha comunque significato un importante punto di svolta per Elke e ha sicuramente cambiato le sue priorità: non che vincere il terzo scudetto con la maglia della Scavolini non sia importante, ma il futuro dell’Olandesina Volante potrebbe andare al di là del volley: “alla fine di questa stagione devo valutare alcune cose. Una donna se vuole una famiglia deve rinunciare a delle cose. Prima, comunque voglio finire il campionato, e poi penserò bene quali saranno le mie prossime mosse. Non ho ancora preso comunque una decisione!” si affretta a dire Elke.

Infatti, alcuni mesi fa, sul destino del libero bianco-rosso era scoppiata una piccola polemica dopo alcune dichiarazioni un po’ forzate dai giornali locali che davano Elke ormai in definitiva rottura con la società pesarese. “Posso dire però che tra qualche anno mi vedo con un figlio e non voglio nascondere che questo è un mio grande desiderio. Vorrei inoltre tornare in Olanda perché mio marito è olandese e ho tutta la mia famiglia là. Inoltre, lui gioca a beach e vorrebbe partecipare alle olimpiadi di Londra: anche questo fatto potrebbe influenzare la mia scelta perché lui in inverno si allena e in estate gioca. Praticamente tutto il contrario di quello che faccio io in campionato e allora è difficile vedersi. Io vorrei passare molto più tempo con lui e dato che Richard ha già fatto dei sacrifici per stare con me in Italia, è giusto che ora tocchi a me e stare con lui in Olanda. Se comunque deciderò di smettere per dedicarmi alla famiglia, non calcherò i campi da gioco per molti anni”. Anche perché come ci spiega Elke, la pallavolo in Olanda non è presa così sul serio: “durante le partite di serie A, in Olanda, era già tanto se sugli spalti si raggiungevano le 200 persone. La maggior parte erano comunque amici e parenti più che veri tifosi. Comunque, in generale, in Olanda il volley ha meno prestigio rispetto ad Italia e Germania per esempio: gli sport principali sono infatti il calcio, il ciclismo e il pattinaggio di velocità. Se la gente in Olanda mi chiede “che lavoro fai per vivere?” e io rispondo che gioco a pallavolo, mi sento dire “no, dico sul serio, che lavoro fai?” devo spiegare che è un lavoro, che mi alleno due volte al giorno, praticamente tutti i giorni, e a tutti sembra molto strano”.

E da brava olandesina, il libero bianco-rosso si diletta anche in tantissimi altri sport al di là del volley: “a me piacciono tutti gli sport con la palla: volley, basket, calcio, il tennis. Peccato non avere abbastanza tempo libero per dedicarmi a questi. Per esempio è da tantissimo tempo che non prendo una racchetta in mano e che non scendo lungo le piste con la mia tavola da snowboard: è uno sport troppo pericoloso e rischierei di infortunarmi”. A vederla però palleggiare con il pallone da calcio, si direbbe che la giocatrice di volley non se la cavi per niente male neanche con i piedi: “è più forte di me, quando vedo una palla mi viene voglia di palleggiare. Non facevo parte di un club, ma anche quando ero piccola, per fare riscaldamento in campo, spesso giocavamo a calcetto. Sinceramente ho lasciato un po’ perdere quest’anno, forse perchè Lucia Lunghi, che giocava con me, ora non c’è più in squadra”.

Le doti balistiche di Elke sono assai note nell’ambiente, tanto che durante i festeggiamenti per il secondo scudetto pesarese, la giocatrice si è esibita in un vero e proprio show calcistico con tanto di palleggi, colpi di testa e persino uno stop da far invidia al “Pipe de oro”. Ma torniamo alla pallavolo. Come è diventata Elke uno dei migliori liberi del nostro campionato? La risposta ci lascia tutti un po’ sorpresi: l’Olandesina Volante in realtà voleva giocare in banda. Altro che difendere e fare il lavoro sporco nelle retrovie: “come un po’ per tutte le ragazze, anche a me piaceva fare il punto in schiacciata. All’inizio il ruolo del libero non è che mi piaceva tanto! Me lo avevano già chiesto quando ero più giovane di ricoprire questo ruolo ma avevo sempre risposto di no perché a me piaceva molto attaccare. La decisione di passare a giocare da libero è arrivata perché volevo passare a livelli più alti e per me che non ho una grande altezza, era impossibile farlo da banda. Forse sarei potuta andare bene per la serie A1 olandese, ma certo non qui in Italia. Ho quindi provato a fare il libero proprio per poter giocare a livelli più competitivi. Subito dopo il primo anno che ho giocato in questo ruolo mi hanno chiamato in nazionale. E’stata quindi una scelta giusta, ma a volte mi manca attaccare: ho iniziato a giocare a pallavolo proprio perché mi piaceva schiacciare”. E per rimanere in allenamento e non sentire la nostalgia dei tempi passati in prima linea, le sue compagne le lasciano attaccare qualche pallone: “in allenamento mi fanno sempre schiacciare qualche palla, e durante il riscaldamento prepartita le prime due palle Mari le alza a me” ci dice con un sorriso molto eloquente! “Ho iniziato a giocare a otto anni ed ero una banda perché il ruolo del libero non esisteva ancora. A 18-19 anni sono passata a fare il libero e sono andata anche in nazionale e qui ho iniziato la mia carriera da professionista”.

La formazione di Elke è avvenuta soprattutto in Italia, dove è arrivata nel 2001: “sono andata a giocare fuori dall’Olanda e sono approdata in Italia per la prima volta a Vicenza, nel 2001, e dopo qualche stagione in Germania sono ritornata qui. E’ il paese dove il livello della pallavolo è più alto e nel quale mi sono sempre trovata bene”. Dopo una stagione ad altissimo livello nella Infotel di Forlì, durante la quale è stata premiata con il titolo di “miglior ricezione” nel 2005, una terribile a Tortolì (ultima in classifica con solo tre punti all’attivo) e una breve esperienza nel “Club Italia” olandese, il Dela Martinus, nel 2007 Elke Wijnhoven è approdata alla Scavolini Pesaro di Vercesi e Carolina Costagrande. “In quel periodo giocavo nel “Club Italia” olandese: era un progetto attivato in vista dei Giochi Olimpici. Sono rimasta solo un anno perchè non stavo molto bene in quella squadra. L’unica cosa positiva era che potevo stare vicino a Richard. Ma dal punto di vista pallavolistico, non mi piaceva più di tanto e mi sono resa conto che se volevo ritrovare la voglia di giocare dovevo cambiare. Ho fatto così una scelta un po’ forte e ho deciso di lasciare la squadra nazionale e rispondere alla richiesta di Pesaro, preferendo la Scavolini ad una squadra Spagnola che mi aveva subito cercato. Volevo comunque tornare in Italia perché in Italia sto veramente bene. Poi, il fatto che sarei stata allenata da brasiliani e il poter giocare nuovamente a fianco di Carolina Costagrande mi hanno subito convinta. E’ stata senza alcun dubbio la scelta migliore della mia carriera”.

A Pesaro, infatti, Elke ha trovato il suo ambiente ideale che le ha permesso di crescere e di vincere quasi tutto quello che un’atleta può sognare nella sua carriera: “vorrei ringraziare la società e i tifosi che sono sempre vicino alla squadra anche quando c’e’ una sconfitta. La scelta che ho fatto tre anni fa di venire qua a Pesaro è stata la scelta migliore della mia vita”. Ma non si diventa una campionessa senza un duro lavoro e una giusta dote d’umiltà. Ed Elke ha davvero fatto tanto per poter migliorare le sue doti difensive cercando di raccogliere tutti i suggerimenti che i suoi allenatori le potevano fornire: “da ciascun allenatore io provo a prendere qualcosa che mi possa aiutare a crescere. I primi ad insegnarmi qualcosa sono stati sicuramente Pieter e Willemien Ten Haaf, marito e moglie, che mi hanno allenato quando ho iniziato a giocare. Mi hanno dato loro le prime basi per questo gioco. A farmi diventare un buon libero ci ha pensato Angelo Frigoni: ha avuto molta fiducia in me, con lui ho lavorato tanto soprattutto in ricezione perchè inizialmente questo fondamentale non era davvero il mio forte. È stato lui a farmi conoscere ed amare l’Italia: aveva molti contatti qui e così disputavamo molte amichevoli contro formazioni italiane. Così ho potuto farmi conoscere anche qui nel vostro paese. Anche Selinger, nonostante non apprezzasse molto il mio gioco, alla fine è stato importante per la mia formazione. Lui è un grande allenatore e tecnicamente mi ha insegnato davvero tanto. E che dire di Pesaro? Sia Vercesi che Zè Roberto sono stati due allenatori importantissimi: dal primo ho imparato che è importante sorridere e che si deve giocare sempre con il cuore. De secondo, che dire? Zè è per me il più bravo allenatore al mondo: è il numero uno”.

In realtá le prime allenatrici in assoluto, furono le due sorelle maggiori: “ho due sorelle più grandi e tutte e due giocavano a pallavolo: una ha smesso, mentre l’altra gioca ancora. Io ho iniziato perché loro due già giocavano e quando ero piccola loro volevano insegnarmi sempre tutto. Ho iniziato a giocare sul muro della mia casa e poi sono andata a fare un allenamento con una delle mie sorelle e sono rimasta”.

E per fortuna, verrebbe da dire! A dire di Elke infatti, senza questo modello pallavolistico ora forse la vedremo su un campo di tennis a giocare per la vittoria al Roland Garros: sempre con quel viso angelico e quella grinta da tigre che le ha permesso di recuperare palloni su palloni, quasi volando, sul terreno di gioco.

Articolo pubblicato sul numero di maggio 2010 di Pallavoliamo @ http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=9cfd8242-9a5f-459b-8fde-9df860fe5bb3&pageid=d0b22733-3cf3-4f72-b1f4-f2cc4115562d

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