Amaranta Fernandez

Amaranta Fernandez è una di quelle persone che non ti aspetti. A vederla in campo uno la definirebbe un po’ austera, mentre in realtà è una persona solare, che odia il nero e che cerca di sdrammatizzare un po’ tutto nella sua vita. Per questo “take it easy” potrebbe essere il motto di questa giocatrice spagnola, classe ’83. Amaranta si definisce come l’incarnazione dell’ “anti-organizzazione”. Del suo futuro, infatti, proprio non sa cosa dire: “non ho idea del futuro che mi aspetta. Al momento per esempio studio turismo all’università, ma non è un mondo nel quale vorrei lavorare. In realtà, mi sono iscritta per avere una laurea. Un mio sogno sarebbe quello di ritornare a casa perchè io adoro la mia città, Barcellona. Non trovo un posto migliore nel quale vivere e quindi vorrei trovare un lavoro là. Potrei anche lavorare come vigile del fuoco come mio padre o nel mondo della musica:mi ci vedrei bene con la tuta rossa da vigile! Ma C’è molta gente che mi vuole aiutare, ma non so davvero cosa farò!. Non mi piacerebbe, però, rimanere nel mondo della pallavolo, di questo sono sicura”.

Anche perché la centrale spagnola ha iniziato a giocare a volley per puro caso: “non so come sono finita qua. Io non ero una di quelle ragazze che voleva giocare a pallavolo, anzi, da piccola io giocavo a basket e, anche se non ero bravissima, avevo forse un futuro da giovanissima. È stata una supplente di educazione fisica che è venuta a scuola un giorno e mi ha detto che cercavano ragazze alte per giocare nelle serie maggiori. Io all’epoca avevo 13 anni, e accettai pensando che si trattasse di pallacanestro. Sono quindi andata a fare i provini a Barcellona, che è vicina alla mia città natale, Mataró, e ho superato una prova fisica e poi vari test. Alla fine venni scelta per andare a giocare a Barcellona l’anno successivo”.

Un inizio non proprio canonico per quella che diventerà una delle centrali più forti d’Europa con 207 punti, 11 ace e 38 muri in questa stagione (seconda solo a Christiane Fürst). Da quel momento Amaranta si è dedicata con entusiasmo a questo sport, e con umiltà e tanto lavoro è arrivata a giocare per i club spagnoli più importanti: “Era l’ultimo anno delle elementari in Spagna, così andavo a scuola il mattino e mi allenavo nel pomeriggio. Ho iniziato a giocare a pallavolo praticamente da zero perchè non sapevo nulla di questo sport. Quell’anno sono andata persino ad una specie di Club Italia spagnolo, la Concentración Nacional Permanente, e sono stata lì per tre anni. In realtà il corso durava due anni ma io sono entrata un anno prima perchè non giocavo bene e avevo bisogno di perfezionarmi. Sono uscita e sona andata subito in A1. I primi due anni li ho giocati con il Club Voleibol Barcelona - inglobata ora dal club di calcio - poi due anni nella squadra di Burgos, con cui ho fatto la Champion League, due anni a Albacete e infine due anni a Murcia, dove ho giocato con giocatrici del calibro di Zokolova, Glinka e Jaqueline”.

Proprio la volontà di migliorarsi e mettersi alla prova hanno spinto l’atleta spagnola ad approdare in Italia nel 2008 nella Tena Santeramo: “quando ho visto che in Spagna la situazione volley non era al meglio e che per me non c’era più futuro, per crescere sono venuta in Italia dove si svolge il campionato più bello del mondo”. Data la sua altezza, sin dalla giovane età, Amaranta viene subito schierata come centrale, anche se non sono mancati dei tentativi in posto 4 e addirittura come palleggiatrice nel suo curriculum
: “il primo e il secondo anno dovevo imparare tutti i fondamentali, ma dato che ero la più alta ho iniziato subito a giocare centrale. Mi è capitato di giocare però anche in posto 4 e una volta pure palleggiatrice, ma ero scordinata: la tecnica di basket era diversa e quindi sembravo molto impacciata nel mezzo del campo. So fare un po’ di tutto ora, ma riesco bene come centrale. Io in realtà mi diverto a fare qualcosa di diverso e a cambiare, ma mi sento bene in questo ruolo perchè è completo e, dopo tanti anni, mi sento comoda in questa veste”.

Anche in questo Amaranta dimostra di avere un grande spirito d’adattamento e di saper affrontare le cose in maniera diretta. E senza tanti giri di parole, la centrale spagnola ci parla anche della situazione attuale del volley iberico: “a parte Murcia e Tenerife, a livello nazionale la Spagna non ha grande tradizione pallavolistica: non c’e’ infatti una vera e propria scuola che ti dia le basi come qua in Italia. Da noi l’annata buona è stata quella mia e quella dell’altra Fernandez (in forza alla Chateau d’Ax): non è tanto in realtà, ma il massimo risultato della nazionale spagnola juniores è stato proprio il nostro nono posto in Eurolega. Al momento siamo un gruppo grande che è diverso tempo che gioca insieme. Inoltre, grazie ad un allenatore che ha studiato tanto la pallavolo anche quella straniera siamo migliorate molto. La pallavolo spagnola è cresciuta grazie a dei club come Tenerife e Murcia che hanno portato straniere nel nostro campionato creando così una certa competizione e facendo così alzare il livello”. Il passaggio quindi dalla Spagna all’Italia ha aiutato ad Amaranta a crescere e a migliorarsi.

Ma il primo anno a Santeramo, non è stato una passeggiata: con una squadra in grosse difficoltà finanziare e in lotta continua per la salvezza, l’atmosfera in casa pugliese era quanto mai stressante: “è stato un campionato difficile, ma ho trovato la forza di giocare anche grazie all’amicizia con Sangiuliano e Capuano che in quei momenti sono diventate come delle sorelle per me. Nella pallavolo non è sempre facile fare delle amicizie ma capita in alcuni casi che si creino dei legami molto forti”. Un anno tormentato che ha portato così la centrale spagnola a Pavia per la stagione successiva: un cambiamento molto grande non solo a livello pallavolistico ma anche di vita: “qui a Pavia vivo una situazione tranquilla; l’ anno scorso eravamo alla costante ricerca della salvezza e quindi era davvero difficile trovare un equilibrio. Qui invece abbiamo i nostri obiettivi e abbiamo raggiunto un buon livello di gioco. Non c’e’ pressione per salvarsi o per vincere lo scudetto: quest’anno mi godo le gare e il campionato. Mi trovo bene in squadra, soprattutto con Carocci. Inoltre,
venendo da una grande città come Barcellona ho bisogno di dosi di “grande città” e da Pavia riesco spesso ad andare a Milano per mangiare il sushi, fare shopping, andare in discoteca o fare qualche uscita con i miei amici di lì. Niente musei o cose del genere però. Poi ho addirittura quattro aeroporti a portata di mano e quindi torno spesso e volentieri a Barcellona. Non mi era mai capitato prima di poter tornare così spesso a casa”.

Una stagione davvero positiva questa a Pavia per la ventottenne spagnola; stagione incoronata anche dalla convocazione all’ All Star Game di Verona: “partecipare ed essere convocata ad un All Star e’ una bella cosa ed è anche una grande soddisfazione. Ero molto contenta e poi con la mia compagna di squadra Terry (
Matuszkova) mi sono divertita”. Oltre ad essere una che odia l’organizzazione, Amaranta sottolinea come sia pure un’ “anti-dolcezza” accanita; ma sempre con quel pizzico di leggerezza e sdrammatizzatone che la contraddistinguono: “Amo leggere di tutto, tranne i romanzi d’amore. Forse perché l’amore non l’ho ancora trovato. Ma se devo essere sincera, non è che l’abbia cercato molto. Se dovrà accadere dovrà essere sicuramente una cosa spontanea; al momento però sto bene così: vado e faccio ciò che voglio. Per trovare l’amore ci sarà tempo più avanti”.

E visti i risultati ottenuti sino ad ora, si può dire che questa filosofia di vita sia proprio quella vincente per Amaranta: quindi, “take it easy”.

Articolo pubblicato sul mese di febbraio di Pallavoliamo @ http://www.pallavoliamo.it/publishedpage.aspx?issueid=325bdad3-0892-45d9-878b-6aed9e4e28d6&pageid=82b9959a-f580-4b26-8474-bae080fa0153

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